La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della cute, la cui prevalenza varia nelle diverse aree geografiche da 0,65% a 4,8%. La maggior parte dei casi insorge entro la terza decade di vita. Familiarità per psoriasi si osserva nel 20-30% dei casi.

 

Eziopatogenesi

La psoriasi è una malattia complessa e multifattoriale, che insorge in individui geneticamente predisposti. Sono noti fattori scatenanti o che conferiscono rischio alla malattia:

Farmaci (principali):

 

  • Litio
  • Interferone
  • Antimalarici di sintesi
  • Traumi cutanei
  • Stress emozionali

 

Fattori ambientali:

 

  • Infezioni da streptococco Beta-emolitico
  • Infezioni da virus varicella-zoster
  • Virus dell’immunodeficienza acquisita (HIV)

 

 

Stili di vita:

 

  • Indice di massa corporea
  • Consumo di alcolici
  • Fumo di sigaretta

La psoriasi ha una patogenesi immuno-mediata che si traduce in infiammazione cutanea ed eccessiva proliferazione dei cheratinociti epidermici.

 

Aspetti clinici

La maggior parte dei casi di psoriasi (> 80%) è caratterizzata dalla presenza di placche eritemato-squamose in genere distribuite in maniera simmetrica nelle sedi estensorie di gomiti, ginocchia, regione sacrale e cuoio capelluto e alle mani.

Quando le lesioni interessano le pieghe cutanee la componente ipercheratosico-desquamativa è minima o assente (psoriasi inversa). Circa il 50% dei pazienti con psoriasi ha lesioni ungueali. In una parte dei pazienti, la psoriasi può colpire anche le entesi e le articolazioni (artropatia psoriasica), può essere associata anche al Morbo di Crohn, obesità, diabete mellito, dislipidemia, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari.

La gestione a lungo termine del paziente con psoriasi grave deve quindi tenere conto di queste problematiche da un punto di vista diagnostico che preventivo-curativo.

 

Terapie

Nel 70-80% dei casi la psoriasi è di grado lieve o moderato e si giova, pertanto, di una terapia esclusivamente topica. Nel rimanente 20-30% dei casi la malattia si presenta in forma diffusa e richiede trattamenti sistemici e topici associati.

La fototerapia risulta particolarmente efficace nel trattamenti di questa patologia, perché le radiazioni UV inibiscono la proliferazione dei cheratinociti epidermici, ed esercitano un’attività immunosoppressiva sul sistema immunitario cutaneo bloccando l’abnorme attivazione linfocitaria. Risulta utile anche una valutazione nutrizionale in quanto una dieta ricca di verdure sembra avere un ruolo protettivo nei confronti di questa malattia.



L’acne è una malattia del follicolo pilosebaceo che inizia con una cheratinizzazione anomala della porzione più bassa dell’infundibolo (infrainfundibulo), con accumulo di materiale sebaceo e cheratinico e conseguente dilatazione del follicolo stesso (comedone), che secondariamente va incontro a flogosi. Esito non obbligatorio è la cicatrice che può essere atrofica o cheloidea. L’acne ha un’incidenza del 70-90% fra i giovani ed è presente anche nella popolazione adulta, in particolare quella femminile. L’acne è causa di importanti ripercussioni psicologico-sociali, basso livello di autostima e una ricaduta negativa sulla qualità di vita similmente ai pazienti asmatici ed epilettici.

 

Eziopatogenesi

L’acne polimorfa ha una eziologia multifattoriale:

  • Predisposizione ereditaria: spesso abbiamo l’insorgenza di acne in eguale misura nei gemelli monocoriali; inoltre l’incidenza della malattia è maggiore e più grave nella razza bianca.
  • Secrezione sebacea e microrganismi: sedi di sviluppo delle lesioni acneiche sono i follicoli sebacei e non i follicoli vestigiali e quelli terminali. I follicoli sebacei sono presenti soltanto nel volto e nella parte superiore del tronco, cioè nelle sedi di elezione dell’acne. Questi follicoli compaiono alla pubertà, età in cui frequentemente insorge l’acne, per trasformazione dei follicoli vestigiali ad opera probabilmente degli ormoni androgeni, con aumento considerevole della secrezione sebacea. Il sebo è comedogenico, soprattutto a causa degli acidi grassi liberi e dello squalene. Nella formazione degli acidi grassi liberi intervengono le lipasi prodotte dai microrganismi follicolari (in particolare il Propionibacterium acnes) sui trigliceridi del sebo; la secrezione di fattori chemiotattici da parte del Propionibacterium acnes attrae i neutrofili a livello del follicolo sebaceo; gli enzimi idrolitici dei neutrofili ledono la parete follicolare, e il suo contenuto, riversatosi nel derma, è una delle cause della condizione infiammatoria. Nelle lesioni acneiche si riscontrano soprattutto microrganismi come il Propionibacterium acnes e granulosum, Stafilococchi coagulasi negativi e Pityrosporum ovale.
  • Fattori endocrini: è stato dimostrato che nella cute con lesioni acneiche c’è aumento della conversione del testosterone in diidrotestosterone con tutte le possibili conseguenze che ciò può comportare riguardo alla quantità e qualità del sebo e la cheratinizzazione nel follicolo pilosebaceo.
  • Fattori emotivi: possono aggravare l’acne attraverso l’asse ipofisi-surrenalico.▪Fattori climatici: i raggi ultravioletti hanno un effetto positivo a breve termine; il caldo umido aumentando l’idratazione dello strato corneo, può aggravare l’acne.
  • Fattori chimici: l’acne è aggravata dall’azione di oli minerali e di altre sostanze acnegeniche.

 

Terapia dell’acne

Lo scopo della terapia topica e/o sistemica nell’acne è quello di intervenire sui supposti meccanismi patogenetici della malattia, cioè sulla secrezione sebacea, sull’anomala cheratinizzazione del follicolo, sui microrganismi. Oggi per la cura dell’acne abbiamo la possibilità di scegliere un numero considerevole di farmaci topici o sistemici; l’approccio terapeutico non può comunque prescindere da un’attenta valutazione del paziente e dal tenere presente alcune considerazioni:

  • valutazione del quadro clinico;
  • dell’età;
  • del sesso;
  • del desiderio di “presentabilità” del paziente;
  • dell’efficacia e della tollerabilità di precedenti terapie;
  • il considerevole utilizzo degli antibiotici per via orale ha portato ad un aumento delle resistenze dei microrganismi ai farmaci stessi;
  • recenti lavori hanno evidenziato che l’uso prolungato di tetracicline per via sistemica potrebbe essere associato nel sesso femminile ad un aumentato rischio di incidenza del tumore della mammella (ipotesi comunque da confermare);
  • l’isotretinoina, oltre ad essere teratogena, potrebbe evidenziare/slatentizzare problematiche psicologiche (depressione e tendenza al suicidio) in alcuni individui (forse predisposti);
  • inoltre è noto che nei mesi estivi in seguito ad una maggiore esposizione della pelle ai raggi ultravioletti riscontriamo un miglioramento delle lesioni acneiche (anche se di breve durata); questo miglioramento potrebbe essere la conseguenza di una reazione fotodinamica naturale determinata dall’azione della luce ultravioletta insieme alle porfirine (protoporfirina IX e coproporfirina III) prodotte dal Propionibacterium acnes durante la fase infiammatoria dell’acne.

 

Terapia fotodinamica cutanea (TFDc) e acne

L’uso della TFDc nell’acne risale al 2003.

Il meccanismo di azione della TFDc nell’acne sembra legato a più fattori:

  • azione antibatterica indiretta nei confronti del Propionibacterium acnes;
  • azione di disattivazione della ghiandola sebacea e/o di modificazione del sebo (studi istopatologici evidenziano una marcata atrofia e parziale distruzione dei lobuli ghiandolari);
  • evidente azione antinfiammatoria;
  • moderata azione di peeling con apertura ed eliminazione dei comedoni e/o delle microcisti; questa azione può essere potenziata con la preparazione della cute con una preparazione domiciliare a base di acido salicilico e acido glicolico prima della TFDc;
  • azione stimolante il metabolismo dei fibroblasti con incremento della produzione di collagene I con conseguente miglioramento dei processi di cicatrizzazione delle stesse lesioni acneiche;
  • effetto psicosomatico positivo in quanto il paziente percepisce l’effetto benefico della terapia già dopo la prima seduta di TFDc.

 

Il protocollo terapeutico prevede un trattamento ogni due settimane circa; in relazione alle zone cutanee trattate e al quadro clinico iniziale si eseguono solitamente da 4 a 6 sedute. I risultati dimostrano una sensibile riduzione delle lesioni acneiche già dopo la prima seduta (spegnimento della componente infiammatoria e una riduzione dei comedoni aperti) e con un continuo miglioramento del quadro clinico con scomparsa delle lesioni papulo-pustolose al termine del protocollo. Inoltre la “texture” della pelle in genere appare migliorata, probabilmente per un effetto di fotopeeling.

Alcuni studi su casi clinici di acne trattata con TFDc evidenziano un follow up di due anni e una possibilità di recidive intorno al 20%, in particolare in pazienti con lesioni localizzate oltre al volto anche al dorso; in questi per stabilizzare i risultati, è stato necessario intervenire con altre due sedute di TFDc sempre a distanza di due settimane l’una dall’altra. I buoni risultati ottenuti anche in considerazione, per il paziente, del positivo rapporto rischi/benefici confortano nella scelta di questa metodica nel trattamento dell’acne. Inoltre la TFDc nel trattamento di questa patologia presenta una serie di vantaggi, quali:

  • non è necessario utilizzare farmaci;
  • il trattamento può essere ripetuto tutte le volte che il dermatologo lo ritenga necessario senza perdere l’efficacia terapeutica;▪la terapia presenta un alto profilo di sicurezza;
  • gli effetti collaterali sono ben gestibili dal medico e dal paziente e non lasciano esiti cicatriziali o iperpigmentazioni post-infiammatorie permanenti;
  • il miglioramento è visibile già dopo una seduta con notevole effetto psicosomatico positivo per il paziente.

department-physician-1200x801.jpg

Le prove epicutanee (patch test) rappresentano le prove diagnostiche elettive nelle dermatiti di contatto.

 

Si usa in genere una serie preordinata di allergeni più comunemente responsabili o di miscele allergeniche.

 

Vengono impiegati supporti in strisce a cellette multiple montate su nastro adesivo poroso sulle quali sono applicate direttamente le sostanza allergeniche, posizionate a livello del dorso.

 

La lettura dei risultati può essere effettuata dopo 48/72 ore.



Acne: domande e risposte

Esistono malattie della pelle che, oltre ad essere responsabili di un malessere fisico, possono causare imbarazzo e nei casi più gravi un vero e proprio disagio sociale. Tra queste si può annoverare certamente anche l’acne.
Cos’è esattamente l’acne?
L’acne è una malattia del follicolo pilosebaceo, che comporta una cheratinizzazione anomala della parte più bassa dell’infundibolo (il segmento più alto del follicolo pilifero) con conseguente ostruzione del canale pilifero stesso e accumulo di materiale sebaceo. Questo determina la dilatazione del follicolo e l’insorgere del comedone, dando luogo alla fine ad un processo infiammatorio. Non spaventiamoci però di fronte a questa descrizione, l’acne infatti è una malattia infiammatoria curabile!

Perché ho l’acne?

Diversi sono i tipi di acne, dalle più lievi alle più gravi, così come molteplici sono le cause, dalla predisposizione ereditaria alla proliferazione di microrganismi nelle lesioni acneiche, da fattori endocrini a fattori emotivi fino a cause ambientali e climatiche come il caldo e l’umido, nonché fattori chimici come l’azione di sostanze acnegeniche e comedogene. Non scordiamoci che l’acne è una malattia multifattoriale e come tale alla base del suo insorgere possono trovarsi più cause, alcune scatenanti, altre aggravanti.

Ho trent’anni ma soffro ancora d’acne, è normale?

L’acne è una malattia della pelle che è tradizionalmente legata all’adolescenza. Infatti ha un’incidenza del 70-90% sulla popolazione giovanile, ma questo non significa che non possa soffrirne anche un uomo o una donna adulta. Tra gli adulti a dover combattere con l’acne troviamo soprattutto le donne e spesso in questi casi la presenza dell’acne è legata a fattori ormonali e soprattutto al ciclo ovarico femminile.

Quali sono le terapie migliori per guarire dall’acne?

Ormai possiamo scegliere tra uno svariato numero di terapie topiche e/o sistemiche che tendono a colpire i meccanismi patogenetici dell’acne come le terapie farmacologiche per via orale e l’utilizzo di creme specifiche, così come numerose sono anche le opzioni per migliorare la tessitura cutanea che mirano ad eliminare i segni delle lesioni acneiche come peeling, needling o trattamenti laser quali quelli effettuati con il laser FRAXEL. Una delle migliori scelte terapeutiche è però senza dubbio quella della TFDc, la terapia fotodinamica.

Come agisce la TFDc, la terapia fotodinamica, contro l’acne?

La terapia fotodinamica è una terapia a carattere non invasivo con molteplici benefici, dal profilo di alta sicurezza e i cui effetti collaterali sono ben gestibili dal medico. Brevemente la TFDc opera una:•Azione antibatterica •Azione di disattivazione della ghiandola sebacea e/o modificazione del sebo•Azione antinfiammatoria•Moderata azione di peeling•Intensificazione della produzione di collagene con miglioramento evidente degli esiti cicatriziali acneiciLa terapia fotodinamica permette quindi non solo di guarire dall’acne, ma anche di migliorare l’aspetto estetico della pelle a seguito della malattia senza i rischi legati alle terapie farmacologiche, senza iperpigmentazioni post-infiammatorie permanenti o esiti cicatriziali definitivi.

Esistono degli accorgimenti che possono aiutare prima, dopo e durante il trattamento terapeutico?

Certamente tentare di non preoccuparsi di fronte alla comparsa o al peggioramento dell’acne aiuta a non aumentare i fattori emotivi e di stress causa della malattia, così come evitare di schiacciare i comedoni, i cosiddetti punti neri, o le papule e le pustole è uno dei migliori accorgimenti per scongiurare ulteriori cicatrici. Inoltre una giusta e controllata esposizione solare nei mesi estivi migliora, seppur brevemente, le lesioni acneiche. Ricordiamoci infine che una sana ed equilibrata alimentazione è sempre fonte di benessere per l’intero individuo e come tale è un valido aiuto in ogni processo di guarigione.

Se siete interessati ad una valutazione del vostro quadro clinico e all’impostazione di una terapia contro l’acne e alla TFDc chiamate il 335 81 99 360 o andate a questa pagina per richiedere un appuntamento e/o valutare le vostre esigenze.


medicare-logo-footer.png

Si distinguono:

 

  • Nevi o nei, congeniti o acquisiti, la cui comparsa e il cui numero dipende dalla predisposizione familiare e dall’esposizione solare.
  • Melanoma: tumore della pelle che deriva dalla degenerazione dei melanociti.

 

Si manifesta generalmente in età adulta, raramente sotto i 18 anni.

Solo una parte dei melanomi (circa il 20-30%) deriva dalla degenerazione di un nevo preesistente, mentre la maggioranza di essi nasce “ex novo” da cute sana.

Il melanoma si accresce nel tempo cambiando forma (di solito diviene più irregolare) e colore (diviene più scuro e variegato).

È importante che chi noti sulla sua pelle una lesione pigmentata che mostra cambiamenti come sopra illustrato si rivolga per un controllo dermatologico.

 

Cause che determinano l’Insorgenza del Melanoma

Come per molti tumori, lo sviluppo di tale patologia è il risultato di una interazione complessa tra predisposizione genetica e fattori ambientali.

 

Fattori Genetici:

  • Fototipo: i soggetti che si scottano sempre al sole e che di solito hanno pelle chiara e capelli biondo-rossi (fototipo I) sono quelli più a rischio per il melanoma. Non dimentichiamoci però che anche i soggetti con la pelle più scura (fototipo III) possono andare incontro a melanoma.
  • Familiarità per il melanoma
  • Pregressa storia personale di melanoma
  • Numero e dimensione dei nevi: soggetti con un numero elevato di nevi (oltre 50) e/o con nevi congeniti di grandi dimensioni

 

Fattori Ambientali:

 

  • Esposizioni solari inadeguate o eccessive responsabili di scottature e/o ustioni solari.
  • Aver riportato scottature solari nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza e quindi un’esposizione solare intermittente rappresenta il fattore rischio più importante per l’insorgere del melanoma.

 

Prevenzione del Melanoma

Risultano fondamentali per la prevenzione del melanoma un esame accurato della propria pelle è la prima forma di prevenzione che ognuno può attuare secondo le regole ABCDE.

 

Diversamente dai comuni nevi il melanoma presenta le seguenti caratteristiche:

 

  • Asimmetria: le due metà della lesione non sono sovrapponibili
  • Bordi: i margini sono irregolari, frastagliati o indentati
  • Colore: molto scuro, a volte francamente nero o marrone scuro o nerastro, a volte con aree più chiare o rossastre o grigie
  • Dimensioni: è raro un melanoma di meno 5-6 mm di diametro
  • Evoluzione: qualsiasi formazione pigmentata che raddoppi il suo diametro di 6-12 mesi deve essere giudicata sospetta
  • Età: prima della pubertà il melanoma è pressoché inesistente

Nel caso di un cambiamento di forma, di colore o di dimensione è necessario rivolgersi immediatamente al dermatologo.

 

Corretta Esposizione Solare

Poiché l’unico fattore di rischio ambientale per il melanoma oggi dimostrato è l’eccessiva esposizione solare, risulta importante, sia negli adulti che nei bambini, seguire delle regole per una efficace foto protezione:

 

  • Evitare le ore più calde (corrispondenti alle ore di maggiore irraggiamento UV)
  • Esporsi gradualmente al sole usando sempre creme solari ad alta protezione
  • Ricordare che il sole si prende anche in acqua
  • Ricordare che più del 90% dei raggi UV può attraversare le nubi
  • In caso di esposizione solare prolungata oltre alle creme ad alta protezione è consigliabile ricorrere all’uso di indumenti protettivi (maglietta e cappello)

 

Pur attenendosi a tali regole non si ha mai la garanzia assoluta di non sviluppare un melanoma, quindi è importante la periodica sorveglianza, ogni mese, che la persona può autonomamente svolgere sulla propria cute.

 

Epiluminescenza Digitale

Oggi è possibile in alcuni casi clinici evitare il ricorso alla biopsia escissionale grazie alla epiluminescenza digitale, strumento che può migliorare la precisione della diagnosi.

 

Asportazione chirurgica dei nevi sospetti

Non presenta pericolo e non favorisce in alcun modo la comparsa del melanoma; la mancata escissione rappresenta sempre un’imprudenza.



Papilloma Virus Umano o HPV (Verruche e Condilomi)

 

Il papilloma virus umano o HPV (acronimo di Human Papilloma Virus) è un virus appartenente al gruppo dei papillomavirus, è un virus nudo, quindi senza pericapside, dotato di genoma a DNA circolare a doppio filamento. Appena entrato dentro le cellule fa esprimere alcuni geni detti “early” (indicati con la lettera E) che servono a modificare il metabolismo della cellula infettata per metterlo al servizio dell’HPV, il quale poco prima della fuoriuscita dalla cellula fa sintetizzare altre proteine dette “late” (indicate con la lettera L) che sono in particolare due proteine strutturali, che associandosi tra loro formano la struttura icosaedrica del capside virale.

 

Le infezioni da HPV sono estremamente diffuse e possono causare malattie della pelle e delle mucose.Le proteine precoci del virus hanno lo scopo di favorire la crescita e la divisione della cellula; HPV può infatti replicare solo nelle cellule in replicazione, in quanto non codifica per una sua DNA polimerasi e ha bisogno della polimerasi della cellula ospite (che viene sintetizzata nelle cellule in attiva divisione). Le cellule bersaglio del virus sono per questo gli epiteli della cute e delle mucose, che si rigenerano in continuazione. A seconda del luogo dell’infezione si avranno dunque verruche nella cute e papillomi nelle mucose. La patogenesi è dunque la crescita cellulare indotta dal virus negli strati basale e spinoso degli epiteli.Si conoscono oltre 100 tipi di HPV, dei quali la maggior parte causa malattie non gravi, quali ad esempio le verruche cutanee. Alcuni tipi di HPV possono tuttavia causare tumori benigni quale il condiloma genitale e anche maligni quale il cancro al collo dell’utero, al cavo orale, all’ano, all’esofago, alla laringe. I condilomi, generalmente provocate dal virus HPV, sono dell’escrescenze della pelle di tipo verrucoso che colpiscono di preferenza le zone genitali, sia nel maschio (glande, meno frequentemente sotto il prepuzio, corpo del pene e scroto) sia nella femmina (perineo, vulva, vagina e cervice uterina). Tutti i tumori del collo dell’utero sono causati dall’HPV. I tipi di virus del papilloma umano possono venire suddivisi in HPV a basso rischio, i quali attaccano la cute (6, 11, 42, 43, 44) e HPV ad alto rischio, i quali attaccano le mucose (16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 68). Si calcola che oltre il 70% delle donne contragga un’infezione genitale da HPV nel corso della propria vita, ma la grande maggioranza di queste infezioni è destinata a scomparire spontaneamente nel corso di pochi mesi grazie al loro sistema immunitario. Solo in caso di persistenza nel tempo di infezioni di HPV ad alto rischio oncogenico è possibile, in una minoranza dei casi e nel corso di parecchi anni, lo sviluppo di un tumore maligno del collo uterino.

 

Infezioni genitali da HPV

Gli HPV si contraggono tramite contatto diretto (sessuale, orale e cutaneo). Non sono presenti in liquidi biologici quali sangue o sperma. Il rischio di contrarre una infezione da HPV aumenta con il numero dei partner sessuali, ed é massimo nell’età più giovanile (20-35 anni). Il virus è più frequentemente trovato tra le popolazione promiscue e in condizioni precarie di igiene. L’uso del profilattico non pare avere azione protettiva completa in quanto l’infezione è spesso diffusa anche alla cute della vulva e perineo. L’infezione da HPV è asintomatica nella maggior parte dei casi. In alcuni casi, si può invece manifestare con condilomi in sede genitale (pene, vulva e perineo). Le lesioni da HPV del collo uterino possono essere riconosciute mediante il Pap test, la colposcopia o tecniche di patologia molecolare e le lesioni del pene mediante la penescopia.Come in molte infezioni virali, la terapia dell’HPV è spesso problematica. Poiché tuttavia la maggior parte delle infezioni da HPV regredisce spontaneamente, solo una minoranza dei casi richiederà un trattamento. Nei casi d’infezione persistente del collo uterino, non esistono attualmente trattamenti non invasivi di elevata efficacia. Nel caso l’infezione sia associata a modificazioni precancerose dell’epitelio, possono essere prese in considerazione la laserterapia o la conizzazione. Per la rimozione dei condilomi acuminati della vulva, pene o perineo si può ricorrere:

• Laser CO2: consiste nella bruciatura delle lesioni.

• Radiobisturi: consiste nella bruciatura delle lesioni.

• Crioterapia: congelamento dell’area affetta tramite azoto liquido, applicato localmente mediante batuffolo di ovatta oppure nebulizzato con una bomboletta spray. In questo modo le cellule ustionate del derma formano una bolla e si staccano dal tessuto sottostante permettendo all’epidermide di rigenerarsi; la ferita va trattata come un’ustione e protetta dalle infezioni.

• Podofillina: principio attivo capace di distruggere i condilomi. Questa sostanza impedisce la mitosi cellulare, che nelle cellule infette è accelerata, disgregando l’infezione .

• Terapia fotodinamica o PDT (acronimo di Photodynamic Therapy): consente oltre alla distruzione della lesione anche una bonifica dell’area circostante la lesione.

• Vaccini: nel caso dell’HPV ci sono due strategie vaccinative: preventiva e terapeutica. La prima si interessa di prevenire l’insorgenza delle infezioni, la seconda (ancora a un livello sperimentale) di curarle una volta che queste sono già in atto.

 

Per il trattamento delle verruche volgari cutanee i protocolli attualmente utilizzati sono i seguenti:

• Asportazione chirurgica: consiste nell’asportazione totale della zona cutanea affetta. La ferita causata dal bisturi si risana ma resta più o meno evidente una cicatrice. Data la verosimile recidività della verruca questo metodo è sempre meno utilizzato.

• Crioterapia

• Preparati cheratolitici: viene applicato un liquido a base di aciso salicilico, acido lattico, collodio elastico o combinazione dei tre. Questo tipo di farmaco accelera il ciclo di maturazione della verruca facendola salire in superficie e permettendone il distaccamento spontaneo.

• Iniezioni intralesionali: consistono nell’iniezione di interferone all’interno della verruca stessa. Questo processo porta alla morte del virus interrompendone il ciclo.

• Laser CO2

• Pulsed Dye Laser: consiste nel colpire la componente vascolare presente nelle verruche. Solitamente sono necessarie 1-2 applicazioni a distanza di circa un mese l’una dall’altra.



Le infezioni fungine cutanee di maggior risconto a livello ambulatoriale sono rappresentate da:

Dermatofitosi gruppo di funghi in grado di infettare lo strato corneo:le unghie, i peli e i capelli.

Candidosi

  • cutanea un’infezione superficiale che compare nelle regioni cutanee umide, molti pazienti presentano fattori che alterano l’immunità locale, come un aumento dell’umidità nella sede d’infezione,il diabete o un’alterazione dell’immunità sistemica.
  • mucosa (è un’infezione che colpisce la mucosa delle vie respiratorie e digestive superiori e dell’area vulvo-vaginale; il decorso può essere acuto o cronico.

 

Pityriasis Versicolor una dermatosi desquamativa asintomatica cronica caratterizzata da chiazze desquamative ben delineate di colore variabile, che compaiono più frequentemente al tronco.

Diagnosi

La diagnosi clinica delle infezioni fungine cutanee (micosi) può essere confermata da esami di laboratorio effettuati su materiale prelevato da lesioni.

Per il prelievo si utilizzano pinze e spatole sterili.

I prelievi effettuati vengono osservati sia direttamente al microscopio ottico (a contrasto di fase) sia messi in terreni di coltura per l’identificazione delle diverse specie di miceti.



Largamente impiegato, il prick test consiste nell’applicazione di una goccia dell’estratto allergenico sulla cute (in genere sulla superficie volare dell’avambraccio) e nel pungere poi attraverso la goccia gli strati superficiali della cute con una lancetta sterile dotata di punta da 1 mm.

È possibile testare serie di inalanti e di alimenti.

 

Reazioni Indesiderate

Rare, possono insorgere entro 15-30 minuti dall’esecuzione dei tests.

Si distinguono:

 

  • Reazioni locali (marcata reazione eritemato-edematosa, talora con linfagite e linfadenite satellite)
  • Reazioni d’organo (riproducono generalmente la sintomatologia presentata dal paziente)
  • Reazioni sistemiche (a tipo sindrome oritcaria-angioedema o anche, pur eccezionalmente, a tipo shock allergico)


Un atomo di ossigeno viene considerato elettricamente neutrale (stabile) quando ha 16 elettroni che girano intorno al suo nucleo atomico composto da 16 protoni. E’ stabile anche in forma molecolare, quando si lega con un altro atomo di ossigeno o con altri tipi di atomi, condividendo gli elettroni esterni dell’altro atomo, per formare un composto. Tuttavia, quando una molecola stabile perde un elettrone, la molecola si carica positivamente, diventando instabile e altamente reattiva. Questo tipo di molecola è, appunto, un radicale libero.

 

Nel corpo umano, un radicale libero è “libero” perché gli manca un elettrone; pertanto cercherà di rubare un elettrone da un‘altra molecola per stabilizzare la sua struttura. Sfortunatamente, potrebbe rubare un elettrone da una molecola stabile, andando così a creare un altro radicale libero, rendendolo instabile; così si va avanti con molecole in competizione per elettroni. Nel nostro corpo queste molecole altamente reattive e caricate ‘positivamente’ cominciano immediatamente a danneggiare le membrane delle cellule alla ricerca di cariche negative per bilanciare la loro carica elettrica. Questo può sconvolgere la struttura delle proteine, dei lipidi, degli acidi nucleici. Vari autori hanno stimato che la persona media ha all’incirca dai 10.000 ai 20.000 radicali liberi che aggrediscono una cellula ogni giorno.

 

I radicali liberi hanno la possibilità di nuocere al corpo perché il sistema antiossidante interno al corpo è sovraccaricato. Le reazioni di ossidazione e la produzione di radicali liberi avviene naturalmente all’interno del corpo durante il normale processo metabolico. Le cause del surplus di migliaia di radicali liberi è dovuto a diversi fattori: alcool, farmaci, idrocarburi, fumi di scarico, fumo di sigaretta, pesticidi, spray vari, chemioterapia, stress emozionali, radiazioni, etc.

 

In campo dermatologico i radicali liberi svolgono un ruolo importante nella patogenesi del fotoinvecchiamento, nella patologia tumorale e in varie malattie non tumorali come ad esempio la vitiligine.

 

Pertanto è importante valutare il livello dei radicali liberi (livello da stress ossidativi) per impostare una terapia medica di tipo antiossidante (vitamine A, C ed E, selenio ed il coenzima Q) specifica per le esigenze di ogni paziente.

 

Test di valutazione dei livelli di stress ossidativo (radicali liberi) nell’uomo

La valutazione dei livelli di stress ossidativo del nostro corpo è possibile mediante un sistema analitico integrato costituito da un fotometro dedicato con centrifuga incorporata progettato per consentire esclusivamente l’esecuzione del test su prelievo di sangue capillare.

 

La procedura analitica è molto semplice.

 

Una goccia di sangue, prelevata per digitopuntura (con una lancetta sterile), è raccolta in un piccolo capillare e, insieme a questo tubicino, immersa in una provetta contenente una soluzione tampone lievemente acida.

Il campione, dopo una delicata agitazione, è trasferito in una cuvetta, ove viene aggiunta una goccia di reattivo cromogeno.

La nuova soluzione è, quindi, sottoposta a centrifugazione e, infine alla lettura fotometrica per una valutazione dei livelli di stress ossidativo.



Esistono due tipi di carcinomi cutanei, entrambi derivanti dalla degenerazione maligna dei cheratinociti:

 

  • Carcinoma Spinocellulare: è da molti anni noto il ruolo causale nella sua insorgenza della esposizione continua la sole e quindi la quantità totale di esposizione maturata negli anni. Infatti colpisce soprattutto persone in età avanzata. Sono colpiti maggiormente soggetti con pelle chiara.
  • Carcinoma Basocellulare: molto frequente, presenta una aggressività locale, tendendo cioè ad infiltrare in profondità sia la cute che i tessuti sottostanti, mentre il rischio di metastasi è piuttosto basso. Fattore di rischio maggiore è la modalità di esposizione solare intermittente (come per il melanoma)

 

Diagnosi: dopo l’osservazione clinica e quindi il sospetto di una lesionecarcinomatosa la diagnosi deve essere sempre convalidata mediante biopsia cutanea e successivo esame istopatologico.

Due sono le terapie di riferimento per i carcinoma cutanei:

 

  • Asportazione chirurgica
  • Terapia fotodinamica (non invasiva)

 

Procedura – Fotodiagnosi

La fotodiagnosi è una diagnosi in fluorescenza utilizzata per:

La rivelazione della estensione in superficie dei tumori cutanei non melanomaIl follow-up post terapia

 

Permette la demarcazione dei tessuti neoplastici della cute sana circostante e del bordo della lesione.

A livello della cute lesionale o dell’area precedentemente sottoposta al trattamento (chirurgico o a terapia fotodinamica) si applica una sostanza fotosensibillizante in occlusione e per un tempo di incubazione idoneo.

Successivamente il tumore emette una fluorescenza rossa se illuminato da una sorgente UV405 nm.


2000-2024 Copyright by Dottor Claudio Comacchi. Tutti i diritti riservati. | Foto ritratti Dottor Claudio Comacchi © Katharina Nicolaus.